martedì 4 novembre 2014

Vite iperconnesse versus canederli

In questo periodo la mia vita è un frullatore.

Mia nonna diceva che troppi stimoli nuocciono alla lunga. Mia nonna non è mai stata a NY, né ha mangiato sushi, né ballato al Plastic, né saprà mai come fare mobile scanning in un supermercato.

Siamo una generazione imbottita di aspettative anni 90, con pochissime prospettive di crescita, un governo alle spalle che cerca di riprendere le redini e in un'evidente crisi d'identità.

Ma giuro che non farei a cambio con nonna Oliva nemmen per scherzo. Certo i giorni difficili ci segnano, le relazioni diventano sempre più complesse, facciamo fatica ad accontentarci e troppi obiettivi ogni tanto ci annebbiano.

La chiave, come sempre, è lì sotto i nostri occhi. Non tutti la vedono. La Cate dice che sono innamorata dell'amore ed è vero. E per amore intendo la pelle tra due amanti, l'emozione della narrazione quando fatta bene, l'empatia con un amico, l'amore non ricambiato, la fede, una torta fatta bene per la colazione.

Questa società iperconnessa certo è spesso criticata da sociologi e mass media. Ma personalmente penso che se siamo in grado di trovare una corretta bilancia tra social ed emozioni tangibili, tra la condivisione e un tango, siamo a cavallo. Certo non è facile essere accompagnati da chi vorremmo in quel momento & in quel posto lungo questo cammino chiamato vita ma io sono ottimista. E'necessario aprire gli occhi.

Elio Germano interpreta un Leopardi da urlo. La vita è fatta di sofferenze, fisiche e mentali. Siamo portati a rimuginare e ad incazzarci, a strillare e a fingere, a scappare e non trovare pace. Andrebbe d'accordo con Morgan, al di là di tutte quelle boiate che si inventa per fare il personaggio. Amo e odio la finzione.

Le frustrazioni spesso derivano da copertine fluo e dalla noia che ci attanaglia, ma che fa parte di noi. Invece che trascorrere il tempo a sconfiggerla, dobbiamo integrarla in noi. Cerchiamo di selezionare gli input che ci arrivano, non scartiamoli come caramelle. Fermiamoci un istante. Facciamo tesoro di quello che abbiamo portato a casa. Ricaviamoci una nicchia di consapevolezza, uno zoccolo duro sul quale contare nelle difficoltà, un nido di saggezza tra i semafori della città.

Solo così potremmo avere le armi per affrontare la quotidianità, pur sfoggiando il nostro essere più intimo.

Great minds discuss ideas. Average minds discuss events. Small minds discuss people.