venerdì 30 dicembre 2011

2011 idee per riprendersi

negli ultimi 365 giorni sono mancati Steve Jobs, Amy Winehouse, Marco Simoncelli.
hanno giocato con la tecnologia, con le note e con la velocità.

hanno tirato fuori una grinta da vendere e hanno esultato e hanno pianto e hanno avuto paura all'idea di mollare perchè nulla girava come volevano.

anch'io voglio imparare da loro: a credere in un progetto fermamente, anche se ho tutti contro (thanks Steve). a continuare a vivere le gioie e le incertezze come una bimba cresciuta "cause our day will come" (thanks Miss Amy). a non smettere mai di essere allegri e spensierati perchè trasformi tutto/i quello/i che hai attorno con un sorriso, ma soprattutto a volte anche fingendo gioia, la gioia arriva da sola (grazie Marco).

a volte ci dimentichiamo di essere tutto ciò. e ci trasciniamo nelle ns case con freddezza e indifferenza. ma dai, va, va..

dicono che è vero che ogni grande amore naufraga la sera davanti alla tv

forse stasera sono un pò confusa a forza di chiacchiere e cibo.
anche jovanotti sentenzia sulla necessità di rendere sempre ardente e rinnovato l'amore. sennò soccombe.
poi c'è chi è di un'altra chiesa e promette amore con la dedizione e l'ascolto e le piccole cose.
direi che mi appartiene di più la prima strada. ma mi sto anche ricredendo sulla seconda.
si, sono confusa. tra qualche giorno capirò. forse.

lunedì 26 dicembre 2011

Macedonia (a)Mori

da poco più di 48 ore dal rientro alle origini posso dire di aver fatto l'en plein delle situazioni più bizzarro/chic che potevano succedere:

- cerco di parcheggiare la macchina per fare un giro ai mercatini di rovereto e nell'attesa che "quello" si dia una mossa nel lasciarmi il suo posto, osservo con cura i suoi gesti e capisco che colui il quale sistemava il suo piccolo sul sedile posteriore mentre io mi spazientivo per la sua lentezza, non era altra altro che il mio ex storico. Mi slaccio le cinture e vado con affetto a fargli gli auguri. A lui e al biondissimo Giulio. E mi domando quali erano le ragioni per non aver mai capito il suo desiderio di stabilità e di famiglia e quel suo attaccamento a queste vallate. era così evidente. e io così ostinata per la mia strada a non accorgermi mai di quello che mi chiedeva, anche se sotto ai miei occhi. non c'è più cieco di chi non vuol vedere. e non c'è donna più orgogliosa di me di averlo lasciato libero, a seguire le sue necessità e il suo naturale percorso di vita.
- vado alla messa di Natale e mi becco l'uomo più ambiguo di Mori: non avevo mai capito se fosse un uomo o una donna e finalmente ce l'ho fatta: direi che con la cravatta e una bel soprabito si tratta di un uomo..svelato l'arcano che dura dalla mia infanzia! per non dire di tutti i "miei" contadini -conosciuti durante i 2 mesi di lavoro alla Cantina Sociale, durante la vendemmia- che mi stringevano con vigore la mano, dicendomi che ero sempre più bella. ottima pillola per l'autostima.
- dopo il pranzo di Natale cerco di assorbire senza incassare le provocazioni di un padre criticone e ormai un pò agé. ma, come da copione, non riesco a stare zitta e scatta il putiferio. 62 anni di poca indagine di sé, logorano. Carboni direbbe "ci si può amare senza capirsi mai". e io aggiungerei: "forse".
- la Vigilia di Natale, al bar con gli amici di sempre, sembrano tutti in preda ad un caos calmo (come direbbe qualcuno) che non li porta da nessuna parte. vorrei un megafono per urlare loro di darsi una mossa. e smettere di borbottare che i balconi fioriti non sono altro che trappole.
- ieri sera vado al vedere il nuovo film di clooney (non male), e all'uscita accendo il cellulare e trovo 7 sms di Buone Feste più o meno personalizzati. nemmeno un pensiero carino di lui. e non nego di restarci male. che brutta bestia la delusione. forse non si deve fare altro che smettere di aspettarsi qualcosa da qualcuno. ma continuare a dare senza nessuna pretesa di ricevere.

E' proprio vero che quando si smette di non avere tempo per sè e si comincia a lasciare che il flusso delle ore si svolga così com'è, senza tappare ogni istante da cose da pianificare e cose da inventare, la nostra mente si perde in astrusi ragionamenti che non hanno un fondo di consistenza. quel vuoto non può essere sempre colmato da mostre e brindisi e cinema e sport. quel vuoto è anche la (gioia della) vita.

restare in ammollo per mezzora non ha avuto l'effetto che immaginavo. la camminata a 2000 metri di stamane con mio cugino Davide ha allentato un pò di tensione. dovrei rispondere a una mail importante, ma continuo a procastinare, chissà perchè. Confido nell'abbracciare tra pochi istanti Sofia, la piccina del mio super amico Manuel ormai migrato in quel di Torino da illo tempore. Magari con un solo tocco di una manina di due mesi tutto ritorna vivido e candido. bidibibodibibu.

martedì 20 dicembre 2011

ecco perchè: è (quasi) Natale!

Da 4/5 giorni mi sento una mina vagante per la città, sommersa tra aperitivi con colleghi/amici/ pronipoti che nemmeno devi partir per l'Africa per 5 anni e litigi costanti col moroso.
Forse da sempre il Natale mi agita; ho confrontato proprio ora un post dello scorso Natale (per essere precisi del 22/12), che ho intitolato "Grigio Natal"; considerato che quest'anno c'è una crisi ancora più pesante dell'anno passato (ma in che cavolo di loop ci siamo infilati? E poi dicono gli Zen in città: ricavati il tuo spazio personale per respirare e meditare...ma se oggi in Brera avrò visto su 10 persone camminare, 10 persone col cellulare in mano tra sms e telfonate, come se non potessero vivere senza il contatto/ aggiornamento col mondo esterno a sè...ha ragione mia madre, quando a volte mi raggiunge qui: questa è una città di pazzi!), si tirano le somme dell'anno appena passato e si fa un mischione tra l'esternare gioia e felicità a tutti i costi e un'angoscia interiore che percepisco ormai in tutti, anche quelli che non demordono mai, gli ottimisti puri.
io sono una di loro. e sono tuttora/ tuttavia convinta di esserlo.
ma è necessario che per un attimo tutti ci guardiamo dentro. ci fermiamo da questo caos non-sense e ci imponiamo che la dobbiamo smettere di lamentarci e di perseverare nello scontro e nella scontentezza. cerchiamo prima di tutto, di aprirci agli altri senza "se" e senza "ma". cerchiamo di dare senza pretendere nulla. cerchiamo di arrivare in ufficio e di fare un sorriso anche a chi sbuffa di prima mattina, cerchiamo di essere costanti nel perseguire i nostri obiettivi e di non demordere al primo ostacolo. cerchiamo di non farci sopraffare dall'ansia, perchè come diceva il mio ex medico di base: "tanto, meglio averla l'ansia che non averla, sennò, ti immagini Martina, che vita lobotomizzata? dai che è sintomo di vivacità intellettuale."
cerchiamo infine di non farci divorare dalle paranoie (magari altrui). come quella che avevo io stasera. ma che lui non capisce mai.
PS: Per fortuna che ci sono sempre i miei 45 metri di appartamento sono così caldi e mi accolgono con un bell'albero addobbato a festa!

domenica 11 dicembre 2011

Là, sui monti con Annette (+ 8)

Tre giorni nella formula: “l’unica donna con otto uomini in Alto Adige” possono sembrare un’eternità o possono rappresentare un’occasione che in qualche modo ti fa percepire che l’universo maschile non è poi così distante da quello di noi donnine.
Sarà che le quattro ore di sci al giorno ti lasciano un’aurea di stanchezza/soddisfazione/ pieno di energie per le Alpi sopra di te anche non innevate e per la scarica adrenalinica della velocità sotto i piedi; sarà che in realtà il fare “cricca” tra uomini non è tutto rutti o bestemmie; sarà che alla fin fine i discorsi sono sempre gli stessi (eh si, anche le donne parlano di quanto è figo o nerd quello del tavolo affianco); sarà che le maggnate in baita anestetizzano lo stress di noi poveri cristi delle 10 ore di ufficio non-stop; sarà che è sempre bello sentirsi parte di un gruppo e qui le donne non hanno che da imparare, sempre così restie nel crearsi una nicchia di amicizie tutte loro; sarà che un po’ sono vicina a casa e i colori sono quelli di “home sweet home”… ma queste ultime ore sotto il Latemar sono state scandite da desideri e sfoghi e solitudini en-plein-air e brindisi e cuori spezzati e frustrazioni e poker e pochi fuoripista e colazioni coi fiocchi.
Sarà che mi sono già dimenticata di quando sono arrivata, terrorizzata dall’assenza del flusso costante delle cose da fare e delle cose da dimostrare.