martedì 31 marzo 2015

Arpionò il mio caos e mi costrinse a contemplarlo. Mi insegnò l'arte dell'attesa.

E così da una settimana ho finito di leggere "Atti osceni in luogo privato" di Marco Missiroli.

Mi ha fatto ripiombare nei miei 16 anni. Le letture private, le fantasticherie con gli amici più cari, pensieri oscuri e sogni a occhi aperti, titubanze cosmiche e i primi fallimenti. Le rues di Paris sono il ritornello e io mi sento già a casa.

Poi ci si tuffa in una Milano ostica e senza identità, con rare isole di autenticità. Questa città così lontana e dentro di me, che da ormai 14 anni mi ospita, in silenzio. Libero, il protagonista, la subisce, gli passa sopra, perde la voglia di viverla sul serio. Poi pian piano, il riscatto. Un epifania lenta e salvifica.

Ed eccomi qua a fare un bilancio senza numeri e senza conclusioni. A trovarmi senza corrente, un vulcano inesploso, una bicicletta senza il ciclista. E' vero. L'attesa è un arte. Ti insegna a contemplarti, a gestire il tuo caos. A specchiarti senza filtri, né trucchi. Le occhiaie sono lì, come i punti neri e i nei che affiorano su un viso segnato.

Sono ad un guado. Con le mie paure. I cardini, costruiti pezzettino dopo pezzettino, sembrano sgretolarsi per poi assumere una forza rinnovata. Forse la vera bellezza sta nel gettare la spugna con le nostre insicurezze. Spogliarsi e ridere di noi davanti a noi. Togliere quelle impalcature fatte di polemica e di serietà che solo noi stessi artificiosamente creiamo.

Questa sera vola. Le sue vele sulle case sono mille lenzuola.

https://www.youtube.com/watch?v=ZlZEo7AYNq0