domenica 11 dicembre 2011

Là, sui monti con Annette (+ 8)

Tre giorni nella formula: “l’unica donna con otto uomini in Alto Adige” possono sembrare un’eternità o possono rappresentare un’occasione che in qualche modo ti fa percepire che l’universo maschile non è poi così distante da quello di noi donnine.
Sarà che le quattro ore di sci al giorno ti lasciano un’aurea di stanchezza/soddisfazione/ pieno di energie per le Alpi sopra di te anche non innevate e per la scarica adrenalinica della velocità sotto i piedi; sarà che in realtà il fare “cricca” tra uomini non è tutto rutti o bestemmie; sarà che alla fin fine i discorsi sono sempre gli stessi (eh si, anche le donne parlano di quanto è figo o nerd quello del tavolo affianco); sarà che le maggnate in baita anestetizzano lo stress di noi poveri cristi delle 10 ore di ufficio non-stop; sarà che è sempre bello sentirsi parte di un gruppo e qui le donne non hanno che da imparare, sempre così restie nel crearsi una nicchia di amicizie tutte loro; sarà che un po’ sono vicina a casa e i colori sono quelli di “home sweet home”… ma queste ultime ore sotto il Latemar sono state scandite da desideri e sfoghi e solitudini en-plein-air e brindisi e cuori spezzati e frustrazioni e poker e pochi fuoripista e colazioni coi fiocchi.
Sarà che mi sono già dimenticata di quando sono arrivata, terrorizzata dall’assenza del flusso costante delle cose da fare e delle cose da dimostrare.

6 commenti:

  1. C'era una volta un ricco collezionista di bambole che, passeggiando nei prati di fronte al Catinaccio, smarrì il suo preziosissimo coltello. Dopo aver lungamente cercato senza successo si avviò verso casa molto dispiaciuto per la perdita. Lungo la strada incontrò un gruppo di ragazzini che pascolavano le loro capre e raccontò loro del coltello smarrito. I ragazzini si misero subito a cercarlo: tante paia di occhi giovani funzionano meglio di un solo paio di un vecchio avaraccio e in poco tempo la piccola Minega scovò in mezzo all'erba il coltello perduto.

    Minega, correndo verso il paese per restituire il coltello, raccontò a una strana tizia che passava da quelle parti quanto le sarebbe piaciuta una delle splendide bambole del collezionista, una di quelle vestite di seta, lei che non aveva mai potuto giocare con una bambola vera. Chissà, forse questa volta come premio...

    Consegnò il coltello e tornò delusa a mani vuote: giammai infatti il vecchio avrebbe ceduto uno dei suoi tesori! Tornando a casa la bimba incrociò lo sguardo della vecchia maga che comprese al volo. E in un batter di ciglia trasformò tutte le bambole dell'arido vecchio, con i loro vestiti di seta, nei pinnacoli, pizzi e ardite guglie del gruppo del Latemar.

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  2. sai, a volte, non puoi capire quanto mi manca tutto ciò: semplicemente la magia che solo i monti emana. che ho (ri)scoperto solo con l'età adulta. prima era scontata e ingannevole.
    Abbraccio. Marti

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  3. Mia moglie mi raccontava questa, da morosi.... http://www.enrosadira.it/dolomiti/leggendadelrosengarten.htm

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  4. però sicuramente tu puoi capire che qui per quanto possa apparire bello è anche un po' soffocante a starci dentro. infatti per anni mi sono chiesto cosa ci venissero a fare milanesi e affini con quell'aria estatica sui volti.

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  5. infatti ho rivalutato il "pacchetto montagne" solo da un pò... però che ridere quando dici i "milanesi" che vengono nei ns monti, con quelle facce così "verdi" e stralunate (mi ricordo quando avevo 13 anni e stavo tutta l'estate a casa di mio nonno in montagna e il paesello veniva assediato dai ciucia nebia)..Mon Dieu, vuoi insinuare che sono anch'io diventata così?? NOOOOO!!!

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  6. non ci vediamo da troppo tempo perchè possa risponderti però devo dire che ciucia nebia non lo sentivo da una vita! :D

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