lunedì 15 novembre 2010

Una pioggia di foglie mi avvolge

Una pioggia di foglie mi avvolge prima di varcare la soglia dell’ufficio. Il fine settimana mi ha viziata sotto coperte pesanti. Milano sotto una coltre grigia che illumina i palazzi accalcati.
Ha ragione Isabella a dire che la crisi è un’opportunità perché si vede chi veramente vale, si dà di più e si è più portati al rischio, vero motore di ricerca. Oggi ho voglia di essere propositiva - esplosiva.
Mia madre mi chiede via mail cosa farò la prossima estate…e poi mi chiedo ancora del motivo per il quale tendo a precipitarmi ad organizzare, sistemare, sbrigare, sfaccendare…
Alessandro dice che “un conto è sapere la strada da seguire, altro conto è imboccarla”. Ed è consapevole di non contraddirsi mai. Beato lui.
In compenso ieri sera ho visto “Last Night” al cinema. L’impossibilità di un appagamento e l’eterna possibilità di un capriccio carnale. Il solito déjà-vu.

6 commenti:

  1. Per la prima volta nella mia vita ho passato la domenica a Milano...per la prima volta nella mia vita mi sono veramente chiesto come fate...

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  2. stressati, inguaribili, felici, metropoli dipendenti
    la città bilancia il desiderio di vivere in un universo di opportunità con la voglia opposta di sentirsi al riparo in un guscio. La città diventa un micro-mondo che fa sentire i suoi abitanti (lo ammetto, lo dico con un senso di sfida verso la campagna) unici. E cioè vivi, come mai potrebbero esserlo altrove. L’idea di partecipare ad uno show elettro-punk nello scantinato di un ex fabbrica, di assistere ad una jazz session improvvisata a casa di amici, di giocare a calcetto in San Lorenzo in una notte estiva, di ammirare la biblioteca di Brera la domenica con il naso all’insù, di dedicarsi ad una mostra di Dalì dopo una colazione in centro, è la consolazione che ti fa sopportare il rumore dei tir in strada.
    mi viene in mente quando un amico (milanese) mi ha raccontato di sua figlia quando aveva tre anni. Come molte bimbe si era creata un amico immaginario, Cesare. Cesare (che poi era il nome del cane della vicina!) era sempre troppo occupato per giocare con lei. Lo chiamava con il suo cellulare-giocattolo a tutte le ore e riusciva a parlarci per pochissimi secondi, prima che lui tornasse inghiottito dai suoi innumerevoli impegni. Se questo a primo acchito può sembrare un racconto di disillusione o infelicità, secondo me, in realtà, l’immaginazione di questa bambina è stata invitata a crescere. Si è confrontata con il pensiero di ciò che non può ottenere. Un amico troppo occupato per giocare è l’incarnazione perfetta della città, sempre un po’ al di sopra della nostra possibilità di “dominarla” del tutto. Forse si amano le città per quelle chance sempre aperte e mai però del tutto appagate. Crediamo nelle città perché hanno lo stesso potere dei sogni. Perché la visione dell’irraggiungibile può essere malinconica, come in certe opere di De Chirico o follemente comica come quel “Mon Oncle” di J.Tati. in città non sei mai solo: una finestra che si apre, un semaforo che scatta, un neon che ti chiama. Ciò che mi calamita verso l'asfalto è la sensazione che in una metropoli le nostre piccole vite si leghino in strane e invisibili intersezioni con le esistenze degli altri.

    forse se hai questo prurito verso Milano, San Giorgio ti chiama. forse è arrivato il momento per un vero ritorno alle origini...poi tu sai meglio di chiunque altro se/come/quando dosare (o meno) le tue apparizioni in città. Specialmente il week end.

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  3. Ciao!
    Nata in un paese di 3 anime, trasferita ora in un altro con qualche pellegrino in più..non so come fai a dire che ti senti viva solo in città, ma non giudico.
    Io vorrei a volte ancora meno persone intorno di quelle che ho ora.
    Nata per vivere in solitudine.
    Ciao,
    complimenti per il blog, per le tue poesie: incantevoli.
    Ciao

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  4. forse la mia è solo una fuga.
    ma non tanto da quel paese di tre anime, quanto piuttosto da quell'assenza di stimoli che si cela in ogni angolo in quel lato così recondito della mitteleuropa. non so perchè ma la gente alla fine mi dà così tanto che me ne accorgo solo dopo. non so perchè ma le occasioni di incontrare qualcuno/qualcosa di nuovo sono ampiamente più frequenti qui che nelle mie adorate vallate. con il risultato di sentirmi nutrita in un ambiente pluri-stimolo.
    ciao, chiunque tu sia.

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