e poichè ciò che li circonda è frenetico, confuso e instabile, si rifugiano nelle sensazioni, nei sensi. dedicarsi alla perfezione artistica, alla creazione e al piacere può quindi diventare cosa seria: non solo un modo per sfuggire alla realtà, ma un modo di aggrapparsi ad essa quando tutto il resto si disperde. ecco che possiamo vantare i migliori cuochi, sarti, cantanti d'opera, pittori [e così via].
così mi sono chiesta, dopo questi ultimi giorni così terribilmente ansiogeni e squisiti, cosa mi dà davvero la carica, soprattutto in alcuni momenti della giornata quando magari vorrei scoparire, quando mi sento "sdoppiata" nelle mie vesti, quando mi sento di godere terribilmente l'attimo o quando mi sento mancare il respiro.
Resta davvero solo l'orgoglio di riuscire a fare le cose alla perfezione quando tutt'attorno tace? Sarà davvero che non siamo spesso in grado di sapere in cosa dobbiamo credere o di chi ci possiamo fidare e poi ci rifugiamo nel solo godimento e nell'arte (e per essa intendo cucina, musica e così via)?
non lo so, amo l'arte e il piacere forse più di ogni altra cosa sulla terra. ma non nego che a volte l'empatia con qualcun'altro e le pause dall'ansia da controllo [due cose che ogni tanto mi riescono] sono oggi, per me, salvifiche.
Nessun commento:
Posta un commento