venerdì 28 ottobre 2011

Beauty is on the other side

Mina canta “è l’uomo per me”. Il suo appartamento era sfatto.
Era davvero convinta che voleva proprio quello, con tanto di torte di compleanno di nipoti strepitanti, grembiuli a quadretti, piega capello liscio biondo “sembra fatta a caso” e piglio paziente e accondiscendente? Si, si sentiva donna oggi più che mai. Ma no, non voleva fermarsi, non voleva assopirsi, non voleva limitarsi a piacere. “sono stata forse troppo amata?”, era confusa. Non voleva condividere il suo microcosmo con nessun altro che con lui. Lui che l’aveva stritolata nelle sue braccia e convinta che nessuno avrebbe potuto insediarsi tra loro e il resto del mondo.
Si chiedeva allora perché aveva sempre così bisogno di ardere:
- Gli era stato dato forse così poco fuoco da piccina? (che ridere quei legnetti che caricava lo zio Fausto sulle braccia, non più di 10 e di dimensioni e pesi diversi, per carità, perché sennò poi come si accendeva la stufa in un gelido gennaio degli anni ottanta?)
- Perché solo così si sente viva?
- Perché le piace mettersi in gioco?
- Oppure perché la città la elettrizzava e aveva bisogno di sfogare tutti quegli stimoli estemporanei – gli sguardi persi sulla metropolitana, i sogni chiusi in un cassetto dei colleghi, l’assopimento di chi si scaccola al semaforo in circonvallazione – in una notte d’amore che graffia.
Metto su google: “gioco da sola”- pensando di essere una pazza a perseverare nel giocare da sola tipo scrivere, parlare da sola, cucinare- e escono solo post di madri esauste nel vedere i loro infanti incapaci di giocare da soli, supplichevoli nelle loro richieste di partecipare ai loro divertimenti del spare time.
Ogni tanto mi concedo un bicchiere di bordeaux durante la mia cena solitaria e lascio che decine di smart metallizzate e decapottabili scassate sfreccino isteriche sotto casa mia. Lo stereo mi detta i tempi. Da quando ho cinque anni e io possa ricordare, lo specchio diventa il mio migliore amico. Necessità virtù. Da piccola mi faceva sballare tenere un finto microfono in mano e fare la diva con me stessa. Quanto mi faceva incazzare se mia madre entrava con impeto nemmeno fosse scoppiata una terza guerra mondiale per annunciarmi che era pronta la cena: minestrone & crèpes. E mi dico: ma che accostamento è?? Forse lo capisco solo ora: come per dire “prima lo schifo e poi lo zuccherino”, peccato che oggi non so cosa darei per delle vellutate di verdure così profumate e intense. Però mamme non angosciatevi: non è per tutti saper giocare da soli. Credo che in realtà mi basi così poco per farmi apprezzare una serata: perfino la nuova pubblicità della Barilla, così patetica e finta italiana, mi ha addomesticato stasera. Chiudo gli occhi e voi sparite. Ma tu ci sei. Lei ti sente.
Devo riconnettermi con il mio lato più bambino, con il mio lato più sensuale, con il mio lato più istintivo, imparando ad ascoltarmi di più. Perchè così mi diverto. E ricarico. I seduti non fanno per me. Su, su vestitevi, preparatevi e godete di questa notte che è così bella.

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