domenica 28 marzo 2010

trin trin trin… mise en abîme

mi sono spogliata, ho slegato i capelli, immersa sotto una pioggia di emozioni. Una domenica sera qualsiasi celebro l’inizio di una primavera dal sapore mediterraneo, pervasa da un irrefrenabile scambio di prospettiva tra soggettività e oggettività, tra quello che sono e quello che rappresento. Ansimo, arranco, soddisfatta ricerco l’intesa con me stessa, spavalda mi faccio l’occhiolino allo specchio, l’immagine riflessa è nitida, nonostante le innumerevoli sfumature, mi proietta stremata in un solaio, da bimba, a consumare le pagine tra la polvere e la luce che scende dall’abbaino, un sorriso sulle labbra di matura consapevolezza, un ghigno disincantato dal sapore di sambuco, una solitudine composta e magnetica su un divano sgangherato. La mia pelle è sempre lì, non si è mai disfatta di quei luoghi, zampetto su quelle assi poco stabili, preservo ancora quell’animo taciturno e gioioso, custodisco tutt’oggi queste immagini di paglia.

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