mercoledì 29 dicembre 2010

subversive reality

Ho appena letto un'intervista a Phoebe Philo, stilista di Céline, dove caldeggia ad un'immersione nella vita reale come fonte d'ispirazione; accenna un "io non viaggio per trovare immagini esotiche sulle quali inventare la mia sfilata. Sono completamente immersa nella realtà della vita e non voglio sfuggirla. non mi ritrovo nell'arte, nell'unico, nell'eccezionale, amo fare abiti che ritrovo poi nelle donne per strada. voglio stare tranquilla per un pò di tempo e avere un altro figlio. ho bisogno dell'equilibrio che la famiglia può darmi e che trovo solo quando sono vicino a loro".
Ecco che genio & sregolatezza, solitudine & vagabondaggio creativo si sgonfiano di fronte a un'esistenza rigorosa e ricca di stimoli dettati dal quotidiano on-the-street. una passeggiata attenta nella propria città (lunedì ho visto Milano con occhi diversi: senza l'affanno pre-natalizio, la città sgombra dagli elementi "tanti saluti da Cortina", mi sono sentita ovattata in un'atmosfera simil-romatica, l'arco di Porta Garibaldi, solitamente confuso tra i cantieri, sembrava imporsi sui nuovi edifici in costruzione) è forse più illuminante di una ricerca spasmodica del tutto e del nulla senza bussola e senza affetti?

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